Urbanistica – verde pubblico – decoro – Calabria. La depressione non è un male che appartiene ai popoli del Mezzogiorno d’Italia in virtù della loro inclusione nella grande cultura mediterranea ove Sole, Mare e distese verdi sono per i cittadini una visione continua e rigeneratrice che le stagioni esercitano da sempre sull’essere umano. Questo, per quanto riguarda la vita all’aria aperta. In città, dobbiamo dire, che la carenza di cura per tutto quanto è destinato al “bene comune”, oltre a dimostrare anche una sopraggiunta e inattesa forma di carenza culturale, inizia a far sentire un’inversione di tendenza e quella depressione che un tempo era ben lungi dall’indole del meraviglioso popolo del Sud, aleggia oggi per le strade di città ove capita di vedere il verde completamente trascurato e gli alberi, come nel caso del comunicato emesso dall’Ordine Dottori Agronomi e Dottori Forestali della provincia di Cosenza , mutilati come se la loro potatura sia più utile a fare legna che a dare senso al “verde” per rendere più vivibile il cemento delle città sempre più caotiche e disordinate.
A cura di Francesco Cufari/
Fra gli obiettivi che si prefiggono le amministrazioni comunali in ambito urbanistico leggiamo spesso quelli di una: “Maggiore fruizione delle aree a verde pubblico. Riconoscere a queste, oltre che un valore estetico e paesaggistico, anche un importante ruolo per il miglioramento sociale e qualitativo delle condizioni di vita dei cittadini. Ottimizzare e incrementare queste aree del territorio comunale per scopi ricreativi, culturali, didattici e sportivi”. Tutto ciò si dovrebbe tradurre nell’elaborazione di un Piano di utilizzo delle aree a verde attrezzato e comunque, di conseguenza, nella realizzazione di un Piano di gestione e manutenzione del verde pubblico, di cui, ad oggi, solo poche città sono dotate.
In questi giorni, però, arrivano da più comuni della provincia di Cosenza, diverse segnalazioni da parte di colleghi Agronomi e Forestali, dello scempio che si sta perpetuando sulle alberature urbane di diversi comuni. Vengono, infatti, effettuati su molti filari di alberi, tagli cesori ingiustificati che deturpano intere zone a verde, precedentemente ben sviluppate dal punto di vista paesaggistico.
Per prima cosa si tratta di un danno economico perché si rovinano gli alberi e quindi si dovrà nuovamente e celermente intervenire se si vorrà salvare queste piante, ma ben presto diventerà anche un problema di sicurezza. I rami inseriti su quel taglio fra qualche anno saranno deboli e potranno rompersi più facilmente. Non si comprende come mai, vista l’imprescindibile necessità di mantenerne la sicurezza, alberi giovani e sani siano orribilmente mutilati, con tagli a capitozzo di elevato diametro, causando un ingente danno ambientale, paesaggistico ed economico. I danni derivanti dalla capitozzatura e i fenomeni di deterioramento collegati sono ormai noti a tutti i professionisti che applicano le più consolidate e moderne tecniche di potatura e sono dimostrati da numerosi studi scientifici nazionali ed internazionali.
La capitozzatura di un albero rappresenta quell’intervento di potatura che prevede l’asportazione completa o quasi di tutta la sua vegetazione, con rami, rametti e foglie. È un’operazione decisamente radicale e il risultato non è certo bello da vedere.
Questo tipo di intervento crea problemi funzionali sulla vita dell’albero, unico essere vivente capace di produrre da solo il suo cibo grazie alla fotosintesi nelle foglie. Se togliamo, infatti, tutte le foglie, l’albero non si nutre più perché non riesce a riformare la sua chioma nell’anno in cui è stato capitozzato, e quindi si indebolisce, prende più facilmente malattie e comincia a diventare instabile. Si determinerà uno squilibrio nel rapporto tra radici e chioma: nell’albero così mutilato, tutte le radici di ancoraggio, le più grosse, non essendo ritenute più utili non saranno più nutrite. Inoltre reagirà al taglio creando velocemente nuovi rami non saldamente innestati nel tronco (le gemme vengono emesse tutte insieme e crescono veloci quindi sono più fragili). Nell’arco di 3-5 anni l’albero ricostituirà si la chioma, ma non avrà più il necessario ancoraggio e questa sarà disordinata e sbilanciata: tutto ciò mina pesantemente la stabilità della pianta. In città questo è molto pericoloso e anche molto costoso. Quando cadrà, sperando che nessuno si faccia male, ci potranno essere dei danni, bisognerà sostenere costi per la rimozione e per tutto il lavoro e il tempo necessario a ripiantarne un altro che, presumibilmente poi, farà la stessa fine…
Gli alberi in città andrebbero quindi manutenuti attraverso l’esecuzione di piccoli interventi leggeri ogni due anni, tagliando al massimo il 20% della chioma, in modo che mantengono la forma naturale. Questi cresceranno sani e forti e i filari, con questo tipo di intervento, rimarranno splendidi e saldi per parecchi anni.
A conclusione di questa disamina della situazione, l’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della provincia di Cosenza si auspica l’incentivazione di forme di collaborazione per il raggiungimento degli obiettivi di comune interesse in considerazione delle competenze e peculiarità della professione ben declinate nell’Ordinamento professionale. Sarebbe importante e utile l’istituzione di un tavolo di confronto tra esperti del settore, tra qualificati arboricoltori, associazioni per la tutela territorio e dell’ambiente ed istituzioni. Noi professionisti dottori agronomi e dottori forestali potremo mettere così a disposizione le nostre esperienze e professionalità per supportare le amministrazioni comunali in modo da condividere un corretto modello di pianificazione della gestione del patrimonio a verde del nostro territorio e arrivare all’elaborazione di un regolamento del verde che vada a colmare eventuali lacune normative. Inoltre tale pianificazione si rende necessaria al fine di interrompere il perpetuarsi di tutte quelle decisioni errate che da tempo vengono fatte nella progettazione del verde pubblico delle città facendo in modo che “l’albero giusto al posto giusto” non sia solo una bellissima frase poetica.
Francesco Cufari
Presidente Ordine Dottori Agronomi e Dottori Forestali della provincia di Cosenza
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