A cura della Redazione ComunicareITALIA.
Capire cosa succede in Italia lo si può solo recandosi nelle sue Città, nei suoi Borghi, nei suoi entroterra. Il Gruppo ComunicareITALIA prosegue il suo viaggio e arriva a Bari che si affaccia elegantemente sul Mare Adriatico ed è la più grande ed economicamente più importante città del Mezzogiorno d’Italia.
Qualche numero per capirci: Bari è il nono comune italiano per popolazione, terzo del Mezzogiorno dopo Napoli e Palermo e primo della regione. È il cuore di un’area metropolitana di circa 1.000.000 di abitanti.
A ComunicareITALIA, il Gruppo cattolico italiano che ha sposato la mission di promuovere il Brand Italia e il Made in Italy anche attraverso la promozione della Bellezza del Sacro, non sfugge un potere spirituale che la storia umana ha conferito a Bari volendola città nella quale riposano le reliquie di San Nicola. Un privilegio che ha reso Bari e la sua Basilica uno dei centri prediletti dalla Chiesa ortodossa in Occidente.
San Nicola, ricordiamo, è patrono di ben 271 Comuni d’Italia e numerosissimi d’Europa tra i quali Saint-Nicolas-de-Port (Lorena, Francia), Acebedo della comunità autonoma di Castiglia e León, Requena della Comunità Valenciana, Psara (in greco Ψαρά), Grecia, solo per citarne alcune. Un Patrono, San Nicola, che ha un potere unificatore ed ecumenico straordinario che potrebbe, se incentivato, favorire sviluppo economico e dialogo di Pace. Il Comune di Bari, a soli 5 metri dal livello del mare, tra l’altro, ha un Assessorato che prevede specifiche attività di Pace.
Entriamo in un negozio di antichità e rimaniamo incantati da una serie di stampe ottocentesche attraverso le quali possiamo ammirare la Bari di un tempo, il porto, i suoi meravigliosi palazzi. Bari ha una solida tradizione mercantile e da sempre è punto nevralgico nell’ambito del commercio e dei contatti politico-culturali con l’Est europeo e il Medio Oriente. Il suo porto è oggi il maggiore scalo passeggeri del Mare Adriatico.
Continuiamo il nostro percorso e ci troviamo, incantati, davanti la Basilica di San Nicola: uno dei simboli della città di Bari, sorge nel cuore della città vecchia, in una larga piazza, dove, prima della sua costruzione, vi era il palazzo del catapano bizantino, distrutto durante una ribellione popolare. E’ notte, c’è silenzio, l’emozione è grande.
Finalmente è mattino e, appena dopo una colazione di quelle mediterranee alla quale non manca nulla, proseguiamo e ci troviamo ad ammirare Palazzo Mincuzzi, nel cuore del quartiere Murat, all’angolo tra la storica via Sparano e via Putignani. Bellissimo! Ad elaborarlo nel 1923 fu Aldo Forcignanò con un progetto che prevede soluzione d’angolo per l’edificio, che mantiene tuttora chiare finalità commerciali. La facciata è un coacervo di colonne, lesene bugnate, capitelli ionici e mascheroni tra i quali si sviluppano le molte finestre. Gli interni, ricchi di decorazioni Liberty, sono dominati da un monumentale scalone e illuminati dalla cupola vetrata che sovrasta l’edificio.
Il nostro tour continua e finalmente siamo esattamente sotto Palazzo Fizzarotti edificato su Corso Vittorio Emanuele II e radicalmente ampliato negli anni 1905-1907 da Ettore Bernich e Augusto Corradini. Veramente affascinate! Si presenta come un imponente edificio in stile eclettico. Molti degli stilemi del romanico pugliese vengono fusi con diverse tradizioni architettoniche. La facciata, composta da tre piani in stile veneziano sui quali si apre un leggero loggione colonnato, è un omaggio alla liberazione della città occupata dai Saraceni compiuta dalla Serenissima nel 1022. Gli interni, accessibili mediante un suggestivo androne marmoreo, ospitano diverse decorazioni che richiamano l’epoca federiciana, allegorie delle attività economiche della Puglia e simboli esoterici. L’edificio oggi è adibito ad uso residenziale, ma ospita anche un centro polifunzionale con sale per esposizioni.
A proposito di esposizioni Bari, dal 1930 è la casa della celebre Fiera del Levante; più recentemente la città è diventata sede del segretariato per il Corridoio pan-europeo 8, per l’esattezza, uno dei dieci “corridoi paneuropei” progettati per favorire il trasporto di persone e merci nell’Europa centrale e orientale. Il corridoio in questione dovrebbe collegare i porti di Bari e di Brindisi in Puglia con l’Albania, la Macedonia e la Bulgaria. Dal porto albanese di Durazzo, il corridoio si dirige verso Tirana, Skopje, Sofia, fino ai porti di Burgas, Varna sul Mar Nero. Ciò valorizza il potenziale economico, turistico e culturale “esplosivo” se il Corridoio pan-europeo 8 venisseben utilizzato per ricavarne nuove economie e nuovi modelli di mercato.
A maggior ragione, qui qualcosa non quadra poiché, nonostante la Fiera del levante sia sempre un Expo leader, non lo è come dovrebbe. Fiere molto più giovani come ad esempio il Vinitaly di Verona Fiere che ha poco più di 45 anni, rispetto agli 83 della Fiera del levante, sono molto più proiettate nel mondo del business e, a nostro parere, movimentano molto più futuro e innovazione a supporto delle grandi tradizioni italiane. Gli interrogativi, camminando in una Città come Bari, sorgono spontanei e ci chiediamo perché, cosa si potrebbe migliorare per tornare ad essere una leader incontrastata. Ciò porterebbe molto lavoro, anche nel settore delle innovazioni ormai legate allo sviluppo e all’affermazione della tradizione culturale; per i giovani di Bari, gente veramente molto bella, sarebbe una manna dal cielo. In molti stanno andando via perché mancano sbocchi lavorativi.
Rispetto a quanto abbiamo ascoltato dalle persone che oggi hanno una certa età, mediamente 70 anni, ci sembra di capire che, nonostante Bari sia a nostro parere la “veranda” della cultura italiana sull’Adriatico tra Europa e Mediterraneo, la Bari di un tempo sembrava essere più viva, in salita e in ottima salute.
Per capire se si tratta solo di un racconto nostalgico del passato o di una verità narrata di chi ha vissuto una Bari effettivamente più bella e viva, nonché verace dal profilo culturale, prendiamo le statistiche demografiche dalle quali risulta che i nostri anziani hanno detto una grande verità. Infatti dal 1861 al 1981 la popolazione di Bari è cresciuta da 44.572 a 371.022 per poi regredire nel 2011 a 315.933. Ciò significa che dal 1981 al 2011, in 30 anni la Città di Bari ha perso ben 55.067 abitanti. Questo lento invecchiamento si legge. Bari, se pur meravigliosa agli occhi del viaggiatore, non è più la Bari in crescita degli anni 80 ma una città che, evidentemente, inizia a vivere di nostalgia e quand’è così, significa che le cose di oggi non valgono quanto quelle di ieri. Ma noi vogliamo capire.
A questo punto ritorniamo nel Centro Storico conosciuto come città vecchia e permeato di una storia millenaria che si contrappone all’ottocentesco quartiere muratiano dall’ordinata pianta a scacchiera, che meglio interpreta la tradizione commerciale della città. Nel secondo dopoguerra, infatti, l’urbanizzazione rapida e incontrollata, come in gran parte dell’Italia, ha reso meno regolare la parte moderna del capoluogo, sviluppatasi al di là del quartiere muratiano.
Dopo avere condiviso i nostri pensieri con i cittadini baresi di una certa età, siamo decisi a intervistare anche i giovani, grandi protagonisti del futuro. Ci chiediamo come sarà “Bari Futura”, se continuerà a scivolare verso la nostalgia o, viceversa, se Bari potrà interpretare le esigenze della società moderna che nell’inarrestabile corsa alla globalizzazione, richiede uno notevole sforzo innovativo perché possa rinnovare il valore delle proprie tradizioni culturali e renderle attuali e produttive.
BARI FUTURA: ComunicareITALIA NE PARLA CON I GIOVANI
La domanda di ComunicareITALIA è semplice: Ci sarà una “Bari Futura”?
“Bari Futura, Bari e il nostro futuro – risponde Rossella, laureata a Bari in Scienze Filosofiche: sì, perché, come l’amico più caro o il parente più stretto, la nostra città ci chiede di essere vissuta ancora, di non essere lasciata. Il sangue, caldo, pulsa d’entusiasmo nelle nostre vene, il mare infinito si colora d’azzurro e ci incoraggia a credere che possiamo cambiarla! Ma Bari non ha bisogno di trasformazione perché invivibile, al contrario, perché vogliamo che, come una donna già bella, si metta in abito da sera e risplenda. Non dormire sogni tranquilli, mettere in atto tutte le nostre risorse e idee, questo sia il nostro scopo! E ammaliare tutti coloro che da fuori la guardino con occhi stranieri. Per i giovani, per gli anziani, per i disillusi che hanno smesso di aspettare tempi migliori: Bari ha bisogno prima di tutto di speranza. E la speranza più grande, è inutile nasconderlo, ha un solo nome: lavoro. Il nostro sogno è che Bari si serva dei suoi ragazzi, di persone che vogliono lavorare, senza compromessi, in modo onesto. Vogliamo posti di lavoro e l’aria pulita, come fossimo in montagna. E guardare in alto il nostro futuro, addentrarci nel nostro sogno sempre più profondamente, camminando nelle strade di questa città con passo sicuro, in quanto nostra casa, luogo delle nostre scelte e scrigno che conserva il nostro passato. No, noi non permetteremo a nessuno di svegliarci da questo sogno fino a quando esso non diventerà una realtà. Per questo chiediamo alla Politica della nostra Città di essere disponibile ad ascoltarci per dare vita, insieme, a nuovi spazi ove, grazie al potere della rete, possiamo dare vita a nuove economie”.
A questo punto sale l’entusiasmo. Questi ragazzi sono veramente quei giovani che speravamo di incontrare e noi di ComunicareITALIA, senza perdere tempo, proponiamo subito al gruppo di giovani: “e se ci unissimo in un progetto che potremmo proprio chiamare ‘Bari Futura”? A questo punto rispondono Massimiliano e Dario che con sorriso tipico di chi vive affacciato al sole e al mare dicono: “Siamo pronti!”.
E noi procediamo e scriviamo a Sindaco e Vice Sindaco. ComunicareITALIA, d’altra parte, comunica l’Italia!
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