Arriva anche la crisi dei bulloni. Ed è crisi vera perché senza bulloni le cose non stanno insieme e i bulloni, come le viti e affini, in Italia rischiano di non arrivare più. Non p uno scherzo, anzi, è una cosa serissima: ci sono 60mila aziende italiane che i bulloni li compravano e li comprano in Germania, tutti dallo stesso fornitore, il “re dei bulloni”. Poi è venuta la crisi e queste aziende hanno continuato a comprare senza pagare quanto già preso. Finché mister bullone si è arrabbiato e ha sospeso tutte le forniture fino a pagamento delle fatture pregresse.
Il re dei bulloni, ovvero Reinhold Wuerth, ha spiegato le sue ragioni in un’intervista al quotidiano ‘Handelszeitung’. Ragioni che hanno anche conseguenze politiche visto che, è la tesi dell’imprenditore, la Germania farebbe bene a pagare per mantenere nell’euro i Paesi in crisi del Sudeuropa. Wuerth spiega che il suo giro d’affari in Italia, Spagna e Portogallo si è praticamente ridotto “quasi a zero”, poiché “mancano i soldi ed i clienti non sono più in grado di pagare. Solo in Italia abbiamo bloccato le forniture a 60mila clienti. Riceveranno nuova merce solo quando avranno pagato le vecchie fatture”.
Il titolare dell’azienda tedesca spiega che i tre Paesi mediterranei gli sono costati due punti percentuali di crescita del fatturato. “Dall’inizio dell’anno il gruppo Wuerth ha aumentato del 4,5% il suo giro d’affari, senza la crisi nel Sudeuropa saremmo arrivati al 7%”. In Germania, spiega, è accettata da decenni la prassi che i Laender più ricchi contribuiscano con i loro finanziamenti a tenere a galla quelli più indebitati ed auspica un procedimento analogo anche per l’Eurozona.
“Assia, Amburgo, Baviera e Baden-Wuerttemberg pagano miliardi di euro agli altri Laender”, sottolinea il manager, per il quale “un meccanismo analogo di compensazione all’interno della Germania si realizzerà anche in Europa. Ne vale la pena, se vogliamo vivere in libertà e in pace”. Wuerth si rallegra che le vendite del suo gruppo in Cina e India crescono tra il 50 ed il 60% all’anno, anche se cio’ non riesce a compensare del tutto il calo delle vendite in Europa “dove realizziamo il 70% del nostro fatturato”. Attualmente l’azienda tedesca è presente in 80 Paesi con un totale di 65mila dipendenti, realizzando un fatturato di oltre 10 miliardi di euro nel 2012.
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