Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il Cardinale Gianfranco Ravasi hanno inaugurato ad Assisi, con un dialogo sul tema ‘Dio, questo sconosciuto. Dialogo tra credenti e non credenti’, il ‘Cortile dei gentili’, iniziativa proposta da Benedetto XVI e promossa dal Pontificio Consiglio per la Cultura, per rilanciare il dialogo tra non credenti e credenti.
“La considerazione che traggo in definitiva da questa mia rapida perlustrazione – ha detto il Presidente Napolitano – è di un senso del limite e di un’apertura della nostra tradizione laica, che hanno favorito un clima di dialogo e di comprensione, più che in altri paesi dell’Europa occidentale, tra credenti e non credenti in Italia”.
“Si tratta, naturalmente, – ha continuato il Capo dello Stato – anche di un fattore concorrente all’evoluzione dei rapporti tra Stato e Chiesa nel quadro di riferimento offerto dalla Costituzione repubblicana. L’impegno – sancito nel 1984 nell’Accordo di revisione del Concordato – ‘alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del paese’, ha conosciuto sviluppi concreti, in un’atmosfera fiduciosa, ed è destinato ad assumere oggi contenuti nuovi, a rispondere a nuove sfide”.
“La società italiana – ha rilevato il Presidente Napolitano – sta attraversando una fase di profonda incertezza e inquietudine, nella quale forse sarebbe da rivisitare e più fortemente affermare la nozione di ‘bene comune’ o quella di ‘interesse generale’. E ciò non solo per proseguire, rafforzandola, la collaborazione tra Stato e Chiesa nell’ottica dell’Accordo del 1984, ma per suscitare tra gli italiani una più diffusa presa di coscienza e mobilitazione morale e civile. La profonda incertezza e inquietudine di cui dicevo nasce certamente dall’asprezza delle prove cui l’Italia, al pari di altri paesi, è sottoposta per effetto della crisi finanziaria ed economica nel contesto di un’Europa non abbastanza unita, solidale e lungimirante. E quel che in Italia acuisce l’incertezza, e produce grave disorientamento, è l’inadeguatezza del quadro politico a offrire punti di riferimento e prospettive, percorso com’è da spinte centrifughe e tendenze alla frammentazione. Per non parlare dei fenomeni di degrado del costume e di scivolamento nell’illegalità che, insieme con annose inefficienze istituzionali e amministrative, provocano un fuorviante rifiuto della politica”.
“Quel che rischia di perdersi – ha detto il Capo dello Stato – è proprio il senso del ‘bene comune’, dell”interesse generale’, che dovrebbe spingere a una larghissima assunzione di responsabilità, ad ogni livello della società, in funzione dei cambiamenti divenuti indispensabili non solo nel modo di essere delle istituzioni ma nei comportamenti individuali e collettivi, nei modi di concepire benessere e progresso e di cooperare all’avvio di un nuovo sviluppo del paese nel quadro dell’Europa unita, uno sviluppo sostenibile da tutti i punti di vista”.
Per il Capo dello Stato tutto ciò: “richiede una straordinaria concentrazione e convergenza di sforzi, ad opera di credenti e non credenti – come accadde nel clima dell’Assemblea Costituente. Sforzi da volgere soprattutto a rianimare senso dell’etica e del dovere, a diffondere una nuova consapevolezza dei valori spirituali, dei doni della cultura, dei benefizi della solidarietà, che soli possono elevare la condizione umana. Concentrazione e convergenza di sforzi che rischierebbe di essere resa più ardua, se non compromessa, dall’insorgere di contrapposizioni tra forze che si ponessero come rappresentanti sul terreno politico dei credenti o degli osservanti, da un lato, dei non credenti o non osservanti dall’altro, in particolare su questioni controverse e delicate inerenti a scelte soggettive delle persone e dei rispettivi nuclei famigliari. Mi auguro perciò sia possibile affrontare tali questioni fuori di antitetiche rigidità pregiudiziali e anche di forzose strettoie normative”.
“Abbiamo bisogno – ha concluso il Presidente Napolitano – in tutti i campi di apertura, di reciproco ascolto e comprensione, di dialogo, di avvicinamento e unità nella diversità. Abbiamo bisogno, cioè, dello spirito di Assisi”.
A cura di http://www.quirinale.it/
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