Ancora una volta la rete sanitaria della provincia di Cosenza ha fatto flop nel momento più importante in cui il meccanismo già reduce delle due precedenti ondate di Covid, invece di funzionare, ha dimostrato di non essere all’altezza. La rete Asp di Cosenza con tutti i suoi problemi naviga da anni in un buco di debiti talmente grande che la stessa Procura della Repubblica di Cosenza ha dichiarato che sarà impossibile ricostruire con precisione i bilanci precedenti e la loro relativa approvazione. A ciò si aggiunga l’inesistenza di politiche degne di essere chiamate tali da parte della Regione Calabria, governata da improvvisazione e incompetenza al punto tale da avere fatto dimenticare per averlo oltrepassato di molto, quanto di peggio è stato già conosciuto nel passato e che si riteneva insuperabile per mala gestione.
Lo dichiara il Portavoce del Movimento NOI Fabio Gallo unitamente al Comitato Sanità dello stesso Movimento che propongono una dura analisi del contesto attraverso la quale si chiede ai Commissari e ai Dirigenti della Sanità di prendere le distanze dalla gestione irresponsabile della Sanità dei calabresi da parte della mala politica, compiendo azioni immediate al fine di colmare il vuoto strategico che insiste nella Sanità Calabrese con immediate assunzioni del personale mancante.
I dati parlano chiaro
La Calabria è ultima come dotazione di posti letto negli ospedali con appena 1,95 posti letto ogni mille abitanti. I dati del ministero della Salute del 2018, giusto per porre confronto del divario tra Nord e Sud dicono che per ogni 100mila abitanti in Puglia si hanno 7,92 posti nelle terapie intensive, in Sardegna 7,5, in Sicilia 7,84, in Calabria 7,85, in Basilicata 8,7 e in Campania 8,72. Le Regioni del Sud occupano quasi tutte le ultime posizioni, in testa alla graduatoria ci sono soprattutto Regioni del Centro-Nord: spicca la Liguria con 11,99 posti letto di terapia intensiva ogni 100mila residenti, segue il Friuli Venezia Giulia (10,45), al quarto posto c’è l’Emila Romagna (10,06), la Toscana (10,1), Valle d’Aosta (9,54), Veneto (9,37).
Incapacità politica e gestionale
L’emergenza Covid-19 ha portato l’Italia a correre ai ripari ma, incredibile a credersi, non la Calabria che sembra essere staccata dal resto del Paese. In Calabria si sviscera, senza tema di smentita, l’incapacità politica e professionale di chi gestisce il sistema sanità. Un vortice di inefficacia che non ha risparmiato i Commissari delegati dal Governo divenuti delle vere icone di inefficacia.
I numeri dei posti letto
In Calabria nonostante tutti gli scandali, non si registra un aumento dei posti letto nelle rianimazioni. Il Veneto, ad esempio, ha aggiunto 338 posti letto alla sua dotazione iniziale, la Lombardia 208. In Calabria da 109 posti letto in terapia intensiva si è giunti appena a 141. Dall’inizio dell’anno si è in attesa di ulteriori 80 posti che porterebbero la regione ad avere una dotazione complessiva di 221 posti di terapia intensiva.
Commissari inutili e inefficaci
Per quanto riguarda l’Hub del capoluogo bruzio, il decreto Calabria ha portato l’avvicendarsi di due Commissari che in comune hanno avuto – giudichiamo dai fatti – il dono dell’immobilismo e dell’incapacità gestionale che come unico evidente risultato, ha portato il peggioramento del piano assistenziale nei confronti dei cittadini e dei bilanci della Sanità, a causa dei loro lauti compensi. Ad esserne convinto è anche il neo responsabile regionale alla Sanità per la Lega in Calabria Elio D’Alessandro che proprio in queste ore ha affermato “E’ necessario avere coraggio e guardare la realtà: in Calabria bisogna fare tabula rasa. Anche il commissario Longo, che ha un’ottima carriera, non sa nulla sulla Sanità e lo affiancano coloro che l’hanno distrutta”.
Nessun cambiamento. Le cose peggiorano
Nulla è cambiato e i cittadini bisognosi di cure non hanno risposte quando si recano nei centri ospedalieri. La carenza di personale non solo medico ma soprattutto di infermieri e oss, limita le performance ospedaliere costringendo i vertici ad accorpare più reparti in una corsia riducendo la capacità assistenziale ed aumentando le liste d’attesa e costringendo i cittadini a migrare altrove implementando l’economia delle regioni del nord. Non si comprende come sia possibile, inoltre, che si rivendichino massive quantità di fondi europei dopo avere sperperato fondi UE per miliardi e miliardi, dopo avere costruito, attrezzato e inaugurato Ospedali, per poi chiuderli. Un tema, questo, sul quale la classe politica deve riflettere e subito anche per non legittimare il dubbio di potenti infiltrazioni mafiose che spingono la classe politica calabrese a richiedere fondi europei in quantità superiore alla capacità reale di spesa e investimento del territorio.
Parliamo dei concorsi
Bisogna sottolineare che reparti cruciali come il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cosenza ha una graduatoria concorsuale già pronta da tempo dalla quale ancora non è stato chiamato nessun medico, bensì solo 2 specializzandi con il rischio di affidare loro un compito al quale svolgimento potrebbero non essere ancora pronti. Mancano inoltre Oss ed infermieri e questo deficit allunga i tempi di presa in carico e trattamento dei pazienti in attesa di cure.
Parliamo delle strutture
Le strutture sono vetuste e cadenti. E’ sufficiente un temporale per causare perdite d’acqua dai soffitti, tamponati alla buona. Le serrature tutt’altro che antiscasso, permettono ai malintenzionati come accaduto, di entrare tranquillamente nei reparti profittando dell’oscurità per compiere il vile gesto di derubare dei loro beni anziani ricoverati. In tal senso, in una struttura da considerare una groviera in quanto chiunque può accedere anche nei settori più delicati, non mancano episodi di violenza inaudita registrati contro il personale medico del Pronto Soccorso.
La crisi delle strutture periferiche pesa sull’Hub di Cosenza
A ciò si aggiunga che la mancanza di strutture adeguate e funzionanti nella periferia fa sì che gli ospedali periferici trasferiscano all’hub della capitale bruzia patologie dalle più banali alle più severe mettendo a dura prova la capienza della struttura e la tenuta psicologica del personale che è soggetta a turni sempre più’ estenuanti.
Parliamo del Reparto Covid mai aperto
Al Commissario straordinario dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza Isabella Mastrobuono ed al Direttore Sanitario dell’Azienda ospedaliera di Cosenza Angelo Barbato, facciamo notare che da quanto ci risulta il nuovo reparto Covid che doveva essere aperto al secondo piano del plesso di Via Migliori a Cosenza, nello stesso giorno deciso per l’apertura è stato, invece, immediatamente bloccato per carenza di personale medico ed infermieristico. Chi si sarebbe dovuto occupare di questo nuovo reparto, infatti, era stato, evidentemente in maniera azzardata, nello stesso corpo sanitario già impegnato in altri reparti e anche con doppi turni. A questo punto la domanda appare scontata: si è capito o no che nel Pronto Soccorso di Cosenza e nell’Ospedale tutto insiste un drammatico vuoto di personale sanitario? O ancora no?
E’ necessaria una ricognizione del personale
Agli stessi, in tal senso, chiediamo se hanno mai fatto una ricognizione del personale sanitario e amministrativo al fine di verificare se tutti sono al loro effettivo posto di lavoro e se la carenza di personale possa dipendere anche da possibili assunti nella qualità di infermieri, capo sala e oss che, invece, vengono impegnati in altri uffici, magari comodamente in poltrona, come negli uffici di Via San Martino o altri. Sarebbe il caso di verificarne? Il Movimento NOI è dalla parte di chi, oggettivamente, sta caricando sulle proprie spalle gravami insostenibili e si fa carico del lamento dei lavoratori che chiedono risposte chiare. Motivo per il quale invitiamo chi di dovere, ammesso che esista, ad espletare indagini approfondite, per sapere quale è il personale che risulta far parte del comparto amministrativo e di quello sanitario. Sarebbe una grave mancanza nei confronti della Pubblica Amministrazione e dei cittadini tutti, nonché di tutti i loro colleghi, se la carenza di personale fosse dovuta anche a questo. E’ opportuno ricordare a chiunque che se si assume un infermiere o un oss e poi lo si impiega con mansioni di segreteria rimuovendolo dal compito assistenziale senza promuoverlo nell’organico del personale amministrativo, è normale che i conti non torneranno mai a chi amministra e a pagarne le conseguenze saranno i pazienti ed il Corpo Sanitario spogliato da unità lavorative preziose.
Alla Commissario Longo, al Commissario Mastrobuono e al dott. Barbato chiediamo un profondo esame di coscienza perché non debbano giustificare l’ingiustificabile o problemi atavici creati da altri. A loro chiediamo di stare dalla parte della verità e della salute pubblica. Lo si deve ai cittadini che pagano con le tasse lo stipendio di chi opera nell’amministrazione sanitaria. I Commissari inviati dal Governo prendano le distanze dalla cattiva gestione della Sanità pubblica che assume sempre più lineamenti e connotati della politica corrotta, culturalmente mafiosa e della corruzione che rappresenta l’involuzione del sistema Paese che tutti abbiamo il dovere di salvare partendo dalla Calabria.
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