Il 5 dicembre si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale del suolo (World Soil Day). Una iniziativa istituita nel 2014 dalla FAO che quest’anno ha per tema il mettere un freno all’inquinamento del suolo (#StopSoilPollution).
Come si legge sul sito della FAO, si tratta di un inquinamento che “può essere invisibile e sembra lontano, ma tutti quanti e tutti i luoghi sono colpiti. Con una popolazione mondiale che nel 2050 raggiungerà i 9 miliardi, l’inquinamento del suolo è un problema globale che degrada i nostri terreni, avvelena il cibo che mangiamo, l’acqua che beviamo e l’aria che respiriamo. L’entità del problema è ancora sconosciuta e non ci sono dati certi disponibili su scala mondiale“.
Nell’agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile il suolo rappresenta un punto chiave degli obiettivi 2, 3, 12 e 15, in particolare per quanto riguarda i problemi dell’inquinamento e del degrado, che hanno dirette conseguenze sulla sicurezza alimentare.
Secondo i dati dell’ISPRA presentati nell’ultimo rapporto nazionale sul consumo di suolo (novembre 2015/maggio 2016), la trasformazione di aree agricole e naturali dovuta alla costruzione di edifici o coperture artificiali, presenta una velocità di circa 3 metri quadrati al secondo, poco meno di 30 ettari al giorno.
Il consumo di suolo ha anche un significativo peso economico. Sempre secondo le stime ISPRA negli ultimi quattro anni l’antropizzazione dei terreni ha portato ad un innalzamento dei costi, a causa di servizi ecosistemici non più assicurati da un territorio ormai artificializzato. Si stimano tra i 600 e gli 900 milioni di euro di spesa annua.
La giornata mondiale del suolo nasce dunque per aumentare la consapevolezza dell’importanza di questa risorsa ambientale, essenziale
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