Redazione ComunicareITALIA/
E’ stata una idea dell’ex sindaco di Cosenza On. Giacomo Mancini, quella di interporre tra le due Città, la nuova e quella storica, una colossale opera di Santiago Calatrava. Un vezzo, un tocco di modernità immerso in un contesto paesaggistico mozzafiato: quello di una delle Città Storiche più belle d’Italia che al tempo del “vecchio leone socialista” era vivificata da una politica che puntava sulla sua esposizione culturale e funzionava. In pochi anni, divenne uno dei centri storici più ambìti e popolati da botteghe, locali e da ogni sorta di eventi culturali. Ma, c’è qualcosa di strano, al confronto con simili opere dell’Archistar che proponiamo qui di seguito.
La visione del Sindaco Mancini si è realizzata, ma il risultato mostra il ponte più alto d’Europa che sovrasta ogni cosa: non larghe corsie autostradali o imponenti corsi d’acqua, ma un fiume che con tutta la sua dignità storica che vuole sotto di esso la tomba del celebre Alarico, guarda timidamente striminzito il “gigante” che simpaticamente è stato paragonato dai cosentini ad una grande balena bianca spiaggiata. Forse, Mancini non aveva fatto i conti con le dimensioni delle mega opere di Calatrava.
Oggi, inoltre, la situazione è mutata. La Città Storica, all’epoca miraggio di molti, è stata abbandonata al degrado dalle successive amministrazioni. L’attuale, ha puntato tutto sul nuovo modello di Città costruendo piazze e pedonalizzando ovunque come a volere attuare una immagine solo speculare della Governance Sostebibile, utilizzando il ponte come leva. Addossandosi, però, una superficiale gestione di fondi pubblici: una volta sgomberati i campi Rom che occupavano il terreno dove oggi sorge il ponte, non ha impedito che si trasferissero nella Città Storica. Le famiglie Rom, in tal senso, hanno ricevuto importanti incentivi economici dall’Amministrazione Comunale perché riprendendo il loro cammino e invece si sono stabilizzati in una parte importante del centro storico.
Oggi, il ponte di Calatrava, risulta essere l’elemento moderno e cardine in contesto paesaggistico nel quale si erge una città storica abbandonata nei servizi e nelle funzioni, ma soprattutto nell’attenzione quotidiana di un’Amministrazione che guarda al Nord della Città, a quella parte moderna con spazi da cementare in dicotomia con l’auspicata sostenibilità. Il suggestivo sfondo del Ponte, orfano anche di acqua, è una Città storica spenta e preoccupata per il suo presente e futuro.
Nell’immaginario collettivo, le opere di Calatrava sovrastano grandi portate d’acqua. Basta immaginare il “Ponte della Costituzione” di Venezia, il “Ponte dell’Alamillo” che scavalca il fiume Guadalquivir in Spagna, il “Puente de la Mujer” di Buonos Aires, o il “ponte di Samuel Beckett Bridge” di Dublino. Quello di Cosenza, se pur tra le più belle opere dell’archistar Calatrava, visto nel complesso, sembra non avere senso, in quel luogo che oggi, attesa la mole della struttura, è condannato ad unire due lembi di Città già serviti da due ponti a distanza di poche decine di metri e privo anche di strategici collegamenti con strade provinciali e svincoli autostradali.
Così, per mettere una toppa, l’Amministrazione attualmente al Governo ha deciso di creare sotto al ponte una bella vasca nella quale navigare con le canoe, per dare un minimo di dignità visuale alla sovrastante grande balena bianca spiaggiata. Il tutto, a poche decine di metri dalla congiunzione tra Crati e Busento, ove la tradizione vuole sia sepolto il tesoro del re dei Goti che, speriamo, emerga dagli scavi mai iniziati.
Il dovere giustificare il ponte di Calatrava, con la realizzazione immediata di uno specchio di acqua sottostante, è la prova che l’Amministrazione comunale di Cosenza si è resa conto che questa bellissima infrastruttura, è stata posta nel luogo sbagliato e che ogni scatto fotografico che riprende la realtà, è una pessima pubblicità alla Città di Cosenza. Le immagini, infatti, fuori da Facebook, navigano in rete e la gente giudica ciò che vede.
Dalla bella visuale del Ponte dipende anche il successo della propaganda politica. Infatti, la fierezza con la quale si ergono stazza e personalità architettonica dell’opera, mostrano, al confronto con il contesto, non tanto il lavoro e i sacrifici della piccola imprenditoria della realtà circostante, ma la miseria politica di chi, ora, deve far digerire ai cittadini la GRANDE GIUSTIFICAZIONE e ulteriori spese, sostenendo la più grande campagna di propaganda politica mai attuata a Cosenza, per diffondere idee di benessere, sport, navigabilità, parco acquatico e altro. La realtà, unica e sola, è che oltre alle barchette, l’acqua scarseggia e ciò nonostante, le tante “papere” galleggiano.
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