di Fabio Gallo/
Difficile intuire, comprendere e attuare il concetto di “misericordia“. Non a caso Papa Francesco ha voluto dedicare ad esso un intero anno giubilare.
Tanto più quando dalla sua corretta interpretazione dipende il procedere certo della nostra società civile o, magari, la costituzione di un nuovo modello culturale da porre alla base di una moderna pratica dei cittadini, nell’impegno sociale e politico. Gli interrogativi sono grandi e in questa società caotica e globalizzante ove tutto sembra essere il contrario di tutto e l’Uomo lontano da Dio, la ricerca intorno ai temi della conversione del cuore, della penitenza evangelica, delle opere di misericordia, richiedono il silenzio che San Francesco di Paola trovava nel profondo della sua grotta. E per questo, in questo anno speciale del XXI secolo nel quale Giubileo della Misericordia e VI Centenario dalla nascita dell’Uomo della Charitas, la provvidenza ha voluto coincidessero, il luogo per la ricerca ove porsi le domande utili le cui risposte possano essere utili all’umanità intera, è il Santuario di San Francesco di Paola.
E sarà proprio il Correttore Generale dell’Ordine dei Minimi Padre Francesco Marinelli, che nel concludere il dibattito riflette su un mondo che oggi sembra essere un quartiere senza Cristo e che grazie ai contributi degli illustri relatori, rinasce dalla spiritualità di San Francesco e trova forma in quella “Nuova Evangelizzazione” spiegata da San Giovanni Paolo II nella visione innestata sulle radici dell’annuncio portato dai primi missionari e animata da un “rinnovato ardore apostolico”. Ma, ricorda Padre Marinelli, che nel pensiero di San Giovanni Paolo II si può parlare di “nuova evangelizzazione” se sarà: «nuova nel suo ardore, nuova nei suoi metodi, nuova nelle sue espressioni».
Nel Santuario di San Francesco di Paola, il convegno voluto dai Minimi e incentrato proprio sul tema della misericordia, rappresenta una pietra miliare del pensiero cristiano del nostro secolo e può essere considerato una sorgente che sgorga da una grande coscienza ed esperienza umana che attinge al divino, in grado di definire per una concreta attuazione, i temi più complessi che animano la nostra società.
Ha preso vita Sabato 17 Settembre 2016 nell’Auditorium del Santuario di Paola, la seconda giornata di lavori del Convegno Internazionale sul tema “Conversione del Cuore, penitenza evangelica, opere di misericordia” promosso dall’Ordine dei Minimi per le Celebrazioni del VI Centenario dalla nascita di San Francesco di Paola. Le due giornate del Convegno sono state moderate dal Prof. Padre Leonardo Messinese della Pontificia Università Lateranense, relatore nella seconda giornata sul tema “l’ascesi in alcuni momenti della tradizione cristiana.
Il Convegno ha ospitato relatori internazionali, fedeli araldi e interpreti del Magistero della Chiesa cattolica, grazie ai quali è stato possibile sperimentare per i presenti, esistenzialmente, il dono della Misericordia di Dio e l’Amore verso le sue creature. Docenti universitari, Sociologi, Antropologi, Esperti di connettività, Magistrati, Religiosi e Laici si sono confrontati per due giorni, per ritrovarsi in una sola profezia che vede nell’immediato e nel futuro, il ritorno alla centralità dell’essere umano.
Questo redazionale ha lo scopo di annunciare attraverso una serie di brevi riflessioni proposte dai relatori, il più ampio e completo lavoro che offriremo al lettore con la pubblicazione degli interventi completi e di tutte le interviste realizzate perché, grazie al complesso sistema della rete cattolica, questi contributi possano essere sempre alla portata di chiunque, nel mondo, ne abbia bisogno.
SUL TEMA DELLA CONVERSIONE
Lo scopo della mia relazione – ha affermato il Prof. Padre Cataldo Zuccaro Pontificia Università Urbaniana – è quello di mostrare come la conversione, anzi la stessa vita del discepolo di Gesù, non può essere semplicemente oggetto di riflessione e occasione di dibattito telogico. La sequela di Gesù esige la pratica della vita corrispondente alla sua intenzionalità di amore misericordioso. Come ricorda anche la Miresicordiae Vultus:
“non possiamo sfuggire alle parole del Signore: e in base ad esse saremo giudicati: se avremo dato da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete. Se avremo accolto il forestiero e vestito chi è nudo. Se avremo avuto tempo di stare con chi è malato e prigioniero (cfr Mt 25,31 – 45)”.
In tal senso non dimentichiamo – dice Padre Cataldo – le parole di san Giovanni della Croce quando afferma:
“Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore”.
SULL’IMPEGNO NELLA POLITICA
E a proposito dell’impegno della Politica – ha affermato il Prof. Padre Cataldo Zuccaro – essa ha lo scopo di promuovere il bene comune, come ricorda autorevolmente il Compendio della dottrina sociale della Chiesa: “La comunità politica persegue il bene comune operando per la creazione di una ambiente umano in cui ai cittadini sia offerta la possibilità di un reale esercizio dei diritti umani e di un pieno adempimento dei relativi doveri” (PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA GIUSTIZIA E PER LA PACE, Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, 389, corsivo nel testo).
SUL TEMA DELLA MISERICORDIA
Per quanto riguarda le opere di misericordia – ha ricordato il Prof. Zuccaro – esse non possono contraddire l’azione istituzionale, né sostituirla. Esse piuttosto, rappresentano una sorta di “pronto intervento” che, da una parte risulta più agile e immediato di quello istituzionale, e dall’altra è necessario al bisogno perché esso sopravvive alla necessità del momento.
NECESSARIO PORSI ALLA RICERCA DI SOLUZIONI GLOBALI
Possiamo e dobbiamo cercare soluzioni globali – ha ricordato il Prof. Padre Cataldo Zuccaro – che tendano a risolvere i problemi sociali alla radice, uscendo dalla presunzione di un etnocentrismo ormai difficilmente sostenibile, ma tutto questo non deve essere vissuto in alternativa alle opere di misericordia che, lungi dall’essere un comodo espediente per “scaricarci la coscienza”, rappresentano invece un modo concreto di rispondere alla domanda di bisogno del prossimo. Allo stesso tempo l’esercizio delle opere di misericordia ci aiuta a superare la concezione di un cristianesimo estetico, sotto cui non c’è sostanza. Il rischio è di vivere come “indifferenti verniciati di cristianesimo”. Rosa e Viola prima ancora di essere colori sono fiori. Il colore è anche la loro identità.
RITORNARE ALLA CENTRALITA’ DELL’ESSERE UMANO
A parlare di ritorno alla centralità dell’Essere Umano con convinzione, è la Prof.ssa Cettina Militello della Pontificia Facoltà Teologica “Marianum” che propone una lunga e attenta riflessione intorno al tema “Conversione del cuore e penitenza evangelica”.
Abbiamo bisogno di un nuovo modello culturale che sia alla base di un vivere giusto e che ci consenta di vivere da esseri umani, tutelando la nostra dignità. Senza ombra di dubbio – ha sostenuto la Prof.ssa Militello, i modelli sino ad oggi adottati hanno fallito la loro missione. Evidentemente, abbiamo dimenticato che siamo stati creati per dare vita ad un modello di esistenza ed esperienza da lasciare a chi verrà dopo di noi.
LA FATICA UMANA RESA OBSOLETA DALLA TECNOLOGIA
Non siamo più in grado di fare nostra questa responsabilità, e a riprova di ciò i dati indicano come la tecnologia sta rendendo obsoleta la fatica umana. Per questo – ha affermato la Prof.ssa Militello, è fondamentale che con il supporto di sociologi, antropologi e studiosi di settore, la Politica si ponga questo problema che non solo ha superato con i fatti il limite dell’allarme, ma sta creando depressione e terrore per il presente e per il futuro, oltre ad un popolo di disperati.
DALLA PARABOLA DEL SEMINATORE ALLA COMUNICAZIONE ETICA
Stimolato dalle domande della Fondazione Culturale “Paolo di Tarso” nel corso di una intervista che proporremo a breve, a paragonare alla parabola del seminatore, la comunicazione “etica”, rispettosa della dignità della persona, utile alla formazione e non solo all’informazione, è stato il Prof. Pino Lorizio, giunto al Santuario di Paola dalla Pontificia Università Lateranense, per relazionare sul tema “Gesù Cristo incarnazione della Misericordia del Padre”.
La parabola del seminatore – ha affermato il professore nella sua intervista per gli archivi del VI Centenario – è quanto mai opportuna, perché come nella semina si raccoglie il frutto se essa avviene sulla terra buona, una buona comunicazione promossa con coscienza entra in rete (internet, ndr), e anche dopo anni produce buoni raccolti utili alla formazione umana.
SENZA L’IO NON ESISTE IL NOI
Alla domanda il cui interrogativo chiedeva se l’IO dovesse essere sostituito con il NOI, il Professore Lorizio ha affermato che per avere chiaro il concetto di altruismo e per operare con convinzione sul prossimo (NOI, ndr), bisogna avere una profonda relazione con se stessi che bisogna rispettare prima di tutto. Solo così, a parere del Professore, è possibile un approccio profondo e fruttuoso con gli altri.
IL CARISMA DELLA PENITENZA EVANGELICA NELLA SOCIETA’ CIVILE.
Molto atteso l’intervento del Giudice del Tribunale per i Minorenni di Caltanissetta dott.ssa Gabriella Tomai il cui contributo ha sposato il tema “Il carisma della penitenza evangelica nella società civile”. Qui di seguito una sintesi dell’intervento che a breve sarà pubblicata per intero sulla Piattaforma istituzionale del VI Centenario di San Francesco di Paola www.francescodipaola.info, a cura della Fondazione Culturale “Paolo di Tarso”.
“Siamo nella casa di San Francesco di Paola che è stato il profeta della penitenza evangelica – ha dichiarato il Giudice Gabriella Tomai – e abbiamo provato a declinare questo valore, questo dono in chiave laica, in chiave secolare, cioè cosa ha da dire la penitenza, il messaggio della penitenza che è messaggio fondamentale, quello della conversione del ritorno a Dio, in una realtà sociale nella quale la penitenza si pone come stimolo non solo come cambiamento personale interiore ma ha sicuramente una dimensione di carattere sociale. La penitenza oggi ha molto da dire nella misura in cui il credente vive non soltanto egoisticamente in un processo di trasformazione e miglioramento ma soprattutto attraverso il processo di miglioramento e trasformazione mira ad intervenire direttamente nelle dinamiche sociali, quindi creare dei processi di cambiamento all’interno della società che, inevitabilmente, si traducono in processi di attenzione all’uomo, alla persona, perché al centro ci sia per davvero sempre l’umanità redenta, redenta da Cristo.
LE DOMANDE DELLA NOSTRA REDAZIONE
La redazione di Francescodipaola.info ha posto una serie di domande alle quali il Giudice Tomai ha risposto offrendo molti spunti di riflessione che proponiamo qui di seguito:
Domanda: cosa sente di poter dire ai giovani perché si aprano alla vita, all’impegno, a rivestirsi di Misericordia?
Risposta: “A tal proposito vorrei sfatare una convinzione che ormai è un pregiudizio nei confronti del mondo dei giovani che sono raccontati come i giovani del vivere subito, del consumismo, dei social, che fuggono di per se e per partito preso l’idea del sacrificio. Io credo che i giovani, se stimolati, possono amare il sacrificio. E’ una scommessa per la vita, per la loro stessa vita e per la vita degli altri. Non è vero che ai nostri giovani non gli si può parlare di sacrificio, di penitenza nel senso di superare se stessi per creare qualcosa di buono che sia qualcosa di buono per tutti. In questa logica abbiamo anche come adulti, il compito di dare testimonianze di vite concrete fatte anche di sacrifici quotidiani accettati e scelti per costruire qualcosa di buono per noi e intorno a noi.”
Domanda: la Comunicazione di Rete è sempre più superficiale e alla ricerca di sensazionalismi e però ha delle grandi responsabilità. Quali sono a suo parere gli elementi che non dovrebbe trascurare una comunicazione etica, utili alla formazione e non solo all’informazione?Risposta: Anche per la comunicazione secondo me la chiave di lettura è quella educativa. Dobbiamo educarci ad educare anche all’utilizzo della comunicazione che non è un fine ma un mezzo, un qualcosa di fondamentale, perché la comunicazione in realtà è il moto che rende possibile la relazione. Noi, quindi, dobbiamo lavorare sulla relazione, educare alla relazione e inventare anche una comunicazione efficace rispetto effettivamente ad una relazione possibile ad una relazione funzionale. Oggi siamo allarmati da certi fenomeni che attengono anche al mondo giovanile e al mondo dei social. Cos’è che manca? non è la comunicazione sbagliata, ma manca la relazione, manca l’educazione a capire che dall’altra parte c’è comunque una persona, c’è un mondo di sentimenti, c’è un mondo di valori, c’è un altro che è come me anche se non sono io, è diverso da me ma è come me, io sento quello che sente lui. Ecco, la comunicazione, anche questo momento della comunicazione sociale così allargata e globalizzata non ci deve far dimenticare che comunque la relazione è il riconoscersi nell’altro.
Domanda: a suo parere, è possibile sostituire il NOI all’IO?
Risposta: Penso quello che ho appena detto: l’IO senza il TU non c’è, non esiste. E’ chiaro che io mi riconosco mi qualifico do significato a me stesso dal momento che sono in relazione con l’altro: il mio IO sei TU. E allora TU ti riconosci in me e quindi siamo NOI, non siamo più uno solo ma siamo NOI siamo due siamo una comunità e quindi questo significa che siamo uomini perché così siamo stati pensati.
IL CONCETTO BIBLICO -TEOLOGICO DELL’ESPIAZIONE DI CRISTO
Ad affrontare questo tema che spiega il senso dell’espiazione di Cristo e il rapporto Dio Padre – Figli, è il Prof. Giuseppe Pulcinelli della Pontificia Università Lateranense.
Nella Sacra Scrittura – afferma Pulcinelli – il mistero della redenzione, cioè il fatto che Dio viene incontro all’uomo per salvarlo, espresso soprattutto nel Nuovo Testamento dalle parole che troviamo nelle lettere di San Paolo, qui, afferma quanto sia grande e importante l’iniziativa di Dio che viene incontro all’Uomo. Nella visione di San Paolo, non è dunque l’uomo che fa il primo passo ma è Dio che lo fa inviando suo figlio. I modi con cui la Bibbia descrive questo procedere di Dio Padre sono molteplici; uno tra questi è la redenzione intesa come espiazione. Questo termine è sovraccarico di tanta teologia e riflessione da incutere un certo timore quasi proiettando su Dio il fatto che Egli debba essere propiziato, addolcito, placato da una certa sua collera verso di noi uomini peccatori. Ecco, leggendo bene il nuovo testamento, invece, il dato è diverso, anzi opposto: è Dio che fa il primo passo in Gesù e viene incontro a noi e alle nostre difficoltà, consentendoci attraverso la fede in Lui di essere puliti, purificati, soprattutto resi capaci di rispondergli e di essere di nuovo ricostituiti della dignità di figli. Questo è in particolar modo il messaggio di Paolo di Tarso che coincide con il messaggio evangelico che mostra come non siamo noi a fare qualcosa per essere salvati ma è Dio Padre che fa qualcosa per salvare noi. Questa, possiamo dire, è la religione della grazia e non quella dei meriti.
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