Se uno non conoscesse le incredibili vicissitudini che hanno portato le statue di bronzo greche e romane ai giorni nostri, potrebbe prendere la mostra di Palazzo Strozzi come una bella mostra di scultura antica. Ma leggendo i testi che accompagnano le opere nel percorso espositivo ci troviamo di fronte a ritrovamenti eccezionali di opere d’arte che il più delle volte, poiché in bronzo, furono fuse per farne armi o altre opere d’arte, come il celebre caso della decorazione del soffitto dell’atrio del Pantheon a Roma, fuso per volere di papa Urbano VIII Barberini per dare a Bernini la materia prima per il maestoso baldacchino di San Pietro. Statue quindi che quando scamparono il pericolo del fuoco trovarono quello dell’oblio, che le ha gettate nei pozzi, affondate con le navi nel Mediterraneo, seppellite con le epoche che rappresentavano. Tanto più eccezionale è dunque fare una mostra di bronzi dell’età ellenistica, ovvero del periodo in cui la Grecia era Alessandro Magno e l’Asia (fino all’India) i suoi confini, in un arco cronologico che ha il suo apice nel IV secolo a.C. e dura fino all’età di Augusto. L’arte ellenistica è l’arte alessandrina, in cui subentrano i capolavori di Lisippo a dare dinamismo e pathos alla scultura creando modelli che saranno ripetuti per secoli come canoni di un certe genere ritrattistico, amato dalla Roma repubblicana e imperiale che declinò in forme più realiste e pragmatiche tale arte.
Ad accoglierci in mostra l’Arringatore del Museo archeologico di Firenze, che ci saluta come salutava la folla prima dell’orazione ai suoi tempi, da dietro il piedistallo di una statua mancante, oggetto di una caccia al tesoro nel museo che accomuna i partecipanti – grandi e piccoli – a Sherlock Holmes (una delle diverse attività pensate a completamento della mostra). A seguire troviamo il magnifico Alessandro Magno a cavallo dal Museo Archeologico di Napoli, e così via riuniti alcuni tra i maggiori capolavori del mondo antico provenienti dai più importanti musei archeologici italiani e internazionali come il British Museum di Londra, il Metropolitan Museum of Art di New York, la Galleria degli Uffizi e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo Archeologico Nazionale di Atene, il Museo Nazionale Georgiano, il Musée du Louvre di Parigi e i Musei Vaticani. Tra le rarità di questa mostra la possibilità di vedere affiancati l’Apoxyomenos di Vienna in bronzo e la versione in marmo degli Uffizi utilizzata per il suo restauro; i due Apollo-Kouroi, arcaistici conservati al Louvre e a Pompei. Benché spesso confrontate su carta, finora nessuna delle coppie era mai stata esposta fianco a fianco.
Una mostra dunque unica nel suo genere, frutto di una programmazione internazionale di altissima qualità a cui Palazzo Strozzi ci ha ormai abituato. Come sempre, alla Strozzina, il centro di arte contemporanea nel piano – 1 del palazzo, è allestita una riflessione odierna sulla scultura, Anche le sculture muoriono, a cura di Lorenzo Benedetti e visitabile fino al 26 luglio.
Maria Stella Bottai
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