a cura di S.E. Mons. Giuseppe Mani/
Il Carnevale ci richiama immediatamente le maschere: un giocoso travestimento per apparire un altro; lo facevamo da bambini ma anche i grandi si dilettavano così per trascorrere ore di allegria. Questo gioco ha preso spazio nella vita allungando i giorni che precedono la quaresima a tutto l’anno facendo diventare la vita un gran carnevale. Le maschere più’ usate son quelle della persona per bene, del gentiluomo, del marito e della moglie fedele, dell’onesto amministratore, della persona onorevole, onorabile e affidabile. Quando finisce il ballo in maschera della vita comincia la quaresima, l’ora dell’imposta verità’ che magari si svolge in un carcere dove anche lì’ ci sono le maschere del delinquente, magari fatte indossare a persone per bene. Il mondo è davvero un gran carnevale.
Le maschere però hanno anche un ruolo importante nella vita sociale, quello di fare dell’umorismo sull’aspetto ridicolo della vita che, senza accorgersene, e’ facile coltivare. Nel medio evo si faceva annualmente la “festa dei folli”; per alcuni giorni i matti del contado venivano vestiti con gli abiti del principe e ne svolgevano la funzione, era un modo molto efficace per ridere gustosamente sui difetti e gli aspetti grotteschi della vita del sovrano che era difficile far rilevare all’interessato in altro modo.
Non c’è’ assolutamente da stupirci,ogni persona come ogni realtà ha la sua dimensione ridicola per questo tutte le mattine recito la preghiera di Tommaso Moro “dammi, Signore, in tutte le cose il senso dell’umorismo” e il Signore mi esaudisce anche se rischio di far arrabbiare sempre qualcuno. È proprio difficile non essere ridicoli. Mi sono proposto due cose : farmi santo e non far ridere la gente, la seconda non è più facile della prima sopratutto per un vescovo.
Il carnevale ci impone una riflessione seria: qual’e’ la maschera che stiamo indossando in questo momento? Siamo seri. Arriva la quaresima, l’ora della verità, il ballo in maschera deve finire, deponiamo le nostre maschere perchè al naturale, anche se siamo divertenti, siamo meno ridicoli.
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