A cura di Alessandro Corneli – www.grrg.eu
“Sminare per impostare”. Questa è la parola d’ordine adottata dal governo di Enrico Letta. L’Italia, primo produttore al mondo di mine antiuomo, almeno fino a qualche tempo fa, ha esperienza anche nel settore dello sminamento che ora si travasa in quel campo minato che è la politica della “strana maggioranza”, sperimentata con Mario Monti nella divisa mimetica del governo tecnico, ora in abiti borghesi.
IN GUERRA, LE MINE COME I RICATTI…
le mine, in guerra, equivalgono ai ricatti: frenano, impediscono di avanzare. Non a caso è stato usato il verbo “impostare” mentre un Governo e un Parlamento dovrebbero fare di più: decidere e realizzare. Ma, appunto,“impostare” tradisce tutta la prudenza e il sospetto reciproco su cui si fonda l’attuale maggioranza. Per questo verrà reclutata una squadra parallela di specialisti, di professionisti (professori) di diritto costituzionale, di nomina governativa, che dovrà consigliare i membri delle due commissioni Affari costituzionali (della Camera e del Senato) i quali, giocoforza per l’attuale sistema elettorale, sono in parte dei “nominati”, ovvero delle reclute che non danno garanzie nell’opera di ristrutturazione della Costituzione. Così avremo una “Bicamerale tecno-politica allargata” che, formalmente, non è la stessa cosa della precedente Bicamerale.
PORCELLUM CORRETTO
Un compromesso è stato nel frattempo “impostato”: nessuna parola è più adatta di questa. Quello sulla legge elettorale. Il Porcellum verrà corretto, riducendo (se non eliminando) il premio di maggioranza. Da stabilire a chi: al partito o alla coalizione che raggiunge un certo quorum (circa il 40% dei voti)? Ecco un dettaglio non trascurabile. Assegnarlo a un singolo partito significa, quasi certamente, non assegnarlo, poiché il Pdl, che è il più avanti nei sondaggi, si colloca al 29%. Assegnarlo a una coalizione, significherebbe ricadere nell’equivoco e nella confusione delle ammucchiate. C’è sempre un modo per aggirarlo, come è stato fatto in Germania per superare lo sbarramento del 5%: che varie forze politiche si presentino con la stessa sigla. Ma non è facile ripetere più volte certi trucchi. Con l’aria che tira, è da escludere che Sel si sciolga nel Pd; più probabile, in teoria, che piccole formazioni di centrodestra si sciolgano nel Pdl.
RIFORMA ELETTORALE ENTRO L’ESTATE?
In ogni caso, questo impegno sulla riforma elettorale entro l’estate è una vittoria per Enrico Letta, ma non per il suo partito, il Pd, che Matteo Renzi ha cominciato a picconare temendo che accordi tra nuovi e vecchi possano essere fatti a sue spese per “esiliarlo in casa”, cioè a Firenze. Letta ha giocato pesante: se non si fanno le riforme, il governo cade e si va al voto. Sul suo passo avanti, Quagliariello ha fatto un passetto: al via anche le riforme costituzionali, ma queste hanno tempi più lunghi e, per entrare in vigore, bisognerà aspettare il referendum confermativo che, come si sa, non prevede un quorum: è assurdo, ma è così.
Le proiezioni semipresidenzialistiche di Quagliariello esprimono gli orientamenti di Berlusconi, costretto ad accettare che, prima di tutto, venga approvata la riforma elettorale. Un appoggio è arrivato proprio da Renzi, anch’egli favorevole al semipresidenzialismo, sicuro che le primarie lo consacrerebbero come candidato dei riformisti, probabilmente contro lo stesso Berlusconi (Alfano assumerebbe il ruolo scomodo di riserva o diventerebbe premier nel caso di una vittoria di Berlusconi), purché questa reintroduzione del bipolarismo possa essere messa alla prova entro la fine del 2015, non più tardi.
LA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE
Come andrà a finire non lo sappiamo. Rileviamo solo che è cambiato il contesto per la riforma istituzionale. Ha ben poco senso, oggi, concentrare i poteri sull’Esecutivo (eventualmente bicefalo come nel semipresidenzialismo francese) quando gran parte dei poteri sono passati all’Europa e altri poteri dovrebbero essere devoluti a Bruxelles se verranno attuati i propositi franco-tedeschi. La Bicamerale allargata è consapevole di essere chiamata a fare una riforma della Costituzione in un contesto così diverso? Finora non ci sono segnali in tal senso. Si sconta forse l’ipotesi che l’Europa, invece di unificarsi maggiormente, avvierà un processo di progressiva disintegrazione? Manca un dibattito serio su questo tema anche se proprio Letta, in vista del Consiglio europeo di fine giugno, ha detto che, così come è, l’Europa non va: o va avanti o va indietro, ma non può restare a metà del guado.
IMU: DANARO RISPARMIATO O PERSO?
Per il momento, tra fine della procedura di infrazione, corsa contro l’aumento dell’Iva, rinvio della prima rata dell’Imu, si guadagnano (o si perdono?) mesi in attesa del fatidico 22 settembre, giorno delle elezioni politiche in Germania. Intanto, ogni giorno si riversano sugli Italiani i dati della crisi e del malessere crescenti. Per fortuna (?!) ci sono fatti di cronaca, all’interno e all’estero, che distraggono l’opinione pubblica, riempiono i telegiornali e forniscono materia prima ai talk show. Sarebbe una sorpresa, per la classe politica, se scoprisse che l’opinione pubblica non si è fatta distrarre ed è rimasta concentrata su una sola questione: quella economica. Se Enrico Letta vuole avere un futuro diverso da quello di Monti, dovrebbe riflettere.
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