Un suggestivo viaggio nel tempo della Genova Medievale, a bordo di una galea del ‘600, circondati da suoni e rumori, gli occhi e il cuore pieni di tensione, quella dei vogatori che spingevano le imbarcazioni della Repubblica contro la flotta nemica. E’ l’esperienza proposta dal Galata Museo del Mare di Genova, che a partire dal 7 luglio fara’ fisicamente salire i visitatori a bordo di una vera Galea genovese, ricostruita a grandezza naturale.
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A 8 anni dall’apertura, il Galata propone questa novita’ dopo il sommergibile Nazario Sauro, ancorato in Darsena, e il Mem – Memoria e Migrazioni, esposizione permanente dedicata alle grandi migrazioni del ‘900. ‘Sali a bordo della Galea’ si inserisce nel nuovo allestimento del piano terra: cinque sale dedicate all’eta’ del remo a Genova, tra il ‘500 e il ‘700, dove spicca la figura di Andrea Doria, rifondatore della Repubblica.
”Il percorso – spiega la presidente del MuMa, Maria Paola Profumo – esprime bene la filosofia del Galata: una forte impostazione storica per la divulgazione, un patrimonio di opere di pregio e un approccio scenografico multimediale e interattivo per imparare toccando, muovendosi e interagendo con le installazioni”. Come, appunto, nel caso della Galea, dove l’ospite diventa ‘visit-attore’, riportato nello stesso luogo dove sorge il Galata ma dentro l’Arsenale. Tre opere originali precedono l’ingresso: un modello di Galea originale, il porto di Genova ad opera del Costanzo e un grande dipinto dei fratelli De Wael con la battaglia tra galee imperiali e turche.
Quando appare il grande sperone rosso della galea ci si ritrova avvolti dai suoni del tempo: le grida dei maestri d’ ascia e dei calafati, le voci in arabo e in genovese, i rumori di martelli e chiavagioni. Un maestro d’ascia invita a salire a bordo. All’interno, si percepiscono gli spazi angusti e pieni di materiali: la camera delle vele (originali dell’ Amerigo Vespucci) la ‘santabarbara’ con barilotti di polvere da sparo e palle di pietra, barili d’acqua e sacchi di juta del ‘biscotto’, principale alimento dei vogatori. Quando si sale al ponte di voga si scopre la zona dei remi dove gli agozili (aguzzini) riempiono di bastonate i vogatori che non tengono il tempo. La nave deve essere pronta eppure mancano i soldi per le forniture: scene di una pubblica amministrazione in crisi quale era quella genovese del XVII secolo, presa tra la volonta’ politica di esserci e le ristrettezze dei bilanci. Dal ponte si passa alla ‘camera’ poppiera per conoscere l’agozile e il papasso. Il primo, uno dei capi della ciurma, era figura complessa che organizzava la giornata dei rematori. Cosciente della risorsa che rappresentavano, evitava la crudelta’. Nella Ludoteca della Galea si scopre come funzionava un cannone, cosa si mangiava, cosa si provava ad essere incatenati ai banchi di voga.
Una volta a ‘terra’, intorno ai grandi pilastri dell’Arsenale sono custoditi i ‘tesori’ del Galata, come l’Allegoria Navale che celebra la Sacra Lega del 1538, dipinto di scuola fiamminga che mostra Carlo V e di Papa Paolo III con Andrea Doria. Le grandi vetrine azzurre custodiscono anche opere di Agostino Tassi, Lazzaro Calvi e dei fratelli De Wael, oltre a rari reperti d’epoca come la cariatide poppiera e lo straordinario fanale che con uno speciale accorgimento, svelato al museo, rendeva molto visibile la luce in mezzo al mare.
Il viaggio dura alcuni secoli, tra ‘500 e ‘800, quando le galee compaiono per l’ultima volta nell’Arsenale di Genova, che dopo il Concilio di Vienna viene assegnata al Regno di Sardegna.
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