A chi va a vedere la Biennale di Venezia in queste ultime settimane prima della sua chiusura (il 27 novembre p.v.), consigliamo di soffermarsi qualche minuto nel Padiglione Italia all’Arsenale, curato da Vittorio Sgarbi, davanti alla piramide di schermi che mostrano la selezione di artisti italiani attivi in vari paesi del mondo.
Se avete ancora la forza di guardare tutti quei video alla fine del pellegrinaggio tra Giardini e Arsenale, si scoprono piacevoli sorprese, tanto che viene voglia di richiedere il rientro immediato dei nostri artisti emigrati. In questa coralità di ingegno Made in Italy sparso per il globo vi sono i contributi di due nostre connazionali, Erika de Martino ed Egle Oddo, scelte dall’Istituto Italiano di Cultura di Helsinki e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per rappresentare l’arte italiana in Finlandia, in compagnia di Hannu Palosuo, pittore e scultore finlandese, ormai residente a Roma da molti anni.
Erika de Martino, fotografa e architetto di Padova, cerca le trasparenze nelle stratificazioni e nelle texture naturali e architettoniche. Modula gli accordi del bianco e nero, dei colori tenui, interagendo con la luce bianca naturale dell’ambiente finlandese. Il suo ‘artist statement’ è infatti “adagiare corpo e mente alla luce di diverse latitudini”. Nel video la vediamo nascondere e rinvenire sotto il ghiaccio, la terra, l’acqua del mare le sue foto, come se avessero bisogno di un tempo di assorbimento per essere pronte. A Helsinki, come nella sua Padova, ha trovato gli elementi per il suo atlante delle meraviglie urbane, e nelle intersezioni dei granelli di luce, di polvere, di sabbia trova il suo vocabolario poetico migliore.
Anche la videoartista palermitana Egle Oddo indaga analiticamente la natura, ma il suo carattere di artista performativa si mescola a una prorompente ricerca della fisicità. Cittadina del mondo, Egle porta con sé al Nord i geni mediterranei di una sensualità che rende plastica, a volte violenta nel blow-up dell’incontro tra uomo e donna. Prendendo dal linguaggio cinematografico, Egle estrapola frammenti che diventano quasi brani scultorei nell’opera finale. I fotogrammi ingranditi sembrano infatti dettagli di volti di statue greche o romane, sporcati per renderli più umani, drammatici, viscerali.
Alla domanda ‘perchè avete scelto di vivere a Helsinki?’ Egle mi ha risposto: “Sono arrivata ad Helsinki senza avere nessun contatto concreto se non l’indirizzo di una comune dove poter abitare. Nel giro di due settimane avevo casa, lavoro, studio fotografico e un contratto con una galleria per esporre. Devo aggiungere altro sul perché sono qui? Qui é possibile essere valorizzati per cosa si sa effettivamente fare e non per l’entourage a cui si appartiene. Certo, Helsinki ha i suoi limiti, non é una città particolarmente generosa di risorse creative, bisogna venire con un proprio bagaglio per poterla apprezzare. È una città che va interpretata.”
Nel video presente all’Arsenale, curato di Jari Järvi,
è stata inserita anche una clip sull’opera della fotografa Patrizia Maïmouna Guerresi, presente nella rassegna Ars 11 al Kiasma di Helsinki, edizione dedicata quest’anno all’arte contemporanea africana e aperta fino al 27 novembre.
Ma se a Venezia siete già stati, e invece Helsinki vi attira di più, sappiate che le due giovani artiste italiane sono piuttosto attive nella capitale finlandese. A settembre hanno inaugurato una mostra legata al Padiglione Italia nel Mondo nel prestigioso edificio Akateeminen Kirjakauppa (nella foto), la libreria progettata da Alvar Aalto nel cuore della città, a pochi passi dal porto, e le loro opere sono ancora visibili nello spazio Bio Rex di Lasipalatsi fino al prossimo 27 novembre (organizzata dall’Ambasciata d’Italia e dall’Istituto Italiano di Cultura di Helsinki).
Maria Stella Bottai
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